Con questa puntata, chiudiamo la stagione. Mookie andrà in “ferie” per un po’ – il vostro fedelissimo ancora no, ma questa è un’altra storia – e tornerà a settembre carico più che mai. In attesa del nuovo di Kanye West, ci congediamo con i soliti consigli non richiesti per il tempo libero in estate.
Bentrovati su Mookie, la newsletter che «yeah I feel like on vacation» anche se non è vero.
Se penso alla newsletter, a quando è nata, era poco più di un anno fa, devo ammettere che rispetto a quanto abbiamo vissuto è andato di pari passo un certo grado di incertezza, che suscita pensieri contraddittori. Provate anche voi, cioè, quella strana sensazione di vivere in uno stato prolungato di intima contraddizione? Se la risposta è sì, immagino sia abbastanza naturale. Se la risposta è no, spero di cuore che lo sia per situazioni felici.
Ad ogni modo, l’estate è spesso così: un vortice di contraddizioni. Da un lato vorremmo solo riposare, pensare alle vacanze e al meritato svago. Dall’altro, invece, viaggiamo con la mente, progettiamo nuove cose e vorremmo rimetterci subito al lavoro per essere già pronti al ritorno dalle ferie. Staccare la spina è però necessario e questo è anche il periodo dell’anno che dedichiamo al recupero degli eventi più chiacchierati che ci siamo persi durante l’inverno per mancanza di tempo o alla lettura, finalmente, di quel libro che è rimasto chiuso troppo a lungo. Adesso seguiranno alcuni consigli non richiesti, tra dischi, serie e documentari, libri e podcast, per chi vorrà approfondire il nostro, di Mookie, tra un sonnellino e un mojito in riva al mare. Ok, partiamo allora!
Sarò onesto: avrei difficoltà, fin qui, a consigliare un album, solo uno, anche se messo alle strette. Ne sono usciti molti interessanti, spaziando tra i vari generi. Heaux Tales di Jazmine Sullivan, Judas and the Black Messiah: The Inspired Album (che ha ispirato questa puntata) e WE ARE di Jon Batiste, i primi che vengono in mente. Poi DEACON di serpentwithfeet, Shelley FKA DRAM e Lovesick di Raheem DeVaughn con Apollo Brown. Più in ambito rap: A Magnificent Day For An Exorcism dei th1rt3en (il nuovo gruppo di Pharoahe Monch), l’ultimo progetto di Jim Jones e Harry Fraud, The Fraud Department, Don’t Go Tellin Your Momma di Topaz Jones, Fire In Little Africa (la storia la trovate qui), All The Brilliant Things di Skyzoo e BACK ON TRACK del collettivo di Oklahoma O2worldwide (grazie a Fabio Negri di SLRVLTN per la segnalazione).
Questi per non scomodare i soliti DJ Khaled o J. Cole. Non male il ritorno di Lloyd Banks e, naturalmente, meritano una menzione Exodus, il disco postumo di DMX, ROADRUNNER: NEW LIGHT, NEW MACHINE dei BROCKHAMPTON, BOY ANONYMOUS dei Paris Texas, CALL ME IF YOU GET LOST di Tyler, The Creator, Vince Staples e 25 di G Herbo.
Passiamo ai libri. Ne segnalerò pochi, tra i diversi che quest’anno sono riuscito a leggere (fin qui e in controtendenza rispetto al 2020). Pronti, via: Blackness di Carlo Babando. È un libro che parla di cultura afroamericana, di musica, sport e arti in generale, con una lunga analisi di come si è arrivati al punto in cui siamo oggi, ripercorrendo dall’inizio le tappe della tratta atlantica degli schiavi e sul «rapporto tra l’uomo bianco e l’uomo nero, quando quest’ultimo non era ancora stato associato per sempre al concetto di schiavo».
Educazione Rap di Amir Issaa: l’importanza delle parole e del loro uso, nella vita come nel rap. Non tutto è concesso nel rap, ma il rap può concedersi molto se le circostanze lo richiedono. Una guida fondamentale per comprendere meglio un mondo, per larghi tratti, frainteso.
Il popolo del blues: è un vecchio libro di Amiri Baraka molto citato da Mookie nei mesi scorsi. Un testo che vale la pena riscoprire perché riflette attraverso la musica – dal blues delle origini al jazz – le storture di una nazione, ma lo fa da un punto di vista che anticipa, temporalmente e culturalmente, qualsiasi futuro dibattito o nuova conquista sociale.
Infine Finché non ci ammazzano di Hanif Abdurraqib, anche se qui sto barando. In realtà non l’ho ancora letto, è in lista, ma il fatto è che mi fido ciecamente dei consigli di Marta Ciccolari Micaldi (La McMusa).
Sezione dedicata a film e documentari.
Mary J. Blige’s My Life (Amazon Prime Video): un disco non è mai solo un disco e in questo documentario Mary J. Blige racconta i drammi interiori di quando realizzò My Life, nel 1994, cosa ha significato per tante persone, i rapporti con i suoi mentori – da Andre Harrell a Diddy – e gli amori tossici.
Biggie: I Got a Story To Tell (Netflix): ne scrivemmo già a marzo, poco dopo l’uscita del documentario firmato da Emmett Malloy. Ci ripetiamo: «Il film non aggiunge granché ai fatti noti (la visione è comunque consigliatissima: l'esplorazione delle origini giamaicane e i pochi secondi di Biggie in versione soul man sono delle autentiche perle), ma dalla sua ha il merito di evitare forzature o di incentrare tutto sul mistero che ruota attorno alle vite strappate di due giovani neri americani». Per rimanere in tema segnalo anche il podcast di Radio Popolare a cura di Matteo Villaci, Who Shot Ya, che ripercorre in dieci episodi l’America ai tempi degli omicidi di Tupac e Biggie.
Two Distant Strangers (Netflix): vincitore dell’Oscar al miglior cortometraggio, il film con Joey Badass e co-prodotto tra gli altri da Kevin Durant e Mike Conley, è una denuncia contro la violenza della polizia, in una sequenza di scene che solo in apparenza si ripetono, ma che in realtà si ispirano alle vicende drammatiche degli ultimi anni (le morti di Eric Garner e di George Floyd, come quella di Breonna Taylor).
Run The World (STARZ): è una sorta di Sex and the City in chiave black culture, solo poco più “spinta”. Quattro amiche di Harlem alle prese con la carriera e gli amori (Black Love) che hanno il merito di trattare argomenti spesso spinosi – soprattutto di questi tempi – con ironia e leggerezza. La musica è opera di Robert Glasper e Derrick Hodge.
Godfather of Harlem (Disney+): è una serie con Forest Whitaker nei panni di Bumpy Johnson nella Harlem degli anni ‘60, in un intreccio di storie – non solo di mafia newyorchese – che comprendono anche Malcolm X (del quale parleremo prossimamente per l’impatto che ha avuto sulla musica nera) e Adam Clayton Powell Jr. E sarà tutto un po’ romanzato, ma le vite di quei tre davvero si incrociarono in più occasioni. Just In Case, il brano che fa da apertura agli episodi, è di Swizz Beatz con DMX e Rick Ross.
Chiudiamo con i podcast. Di Who shot ya di Matteo Villaci ho già detto, La McMusa e Valeria Sesia, invece, sono le autrici di Pop Corn, che è quanto di più americano possiate trovare alla scoperta dei fenomeni popolari dell’entertainment statunitense. Pop Corn è arrivato alla seconda stagione e in particolare segnalo due episodi: il secondo, Walmart: la casa di tutti gli Americani, dove c’è anche tanto rap (a conferma di come sia diventato un linguaggio utile a veicolare qualsiasi tipo di messaggio) e il settimo, che poi è l’ultimo, Kanye che fa Kanye, perché dai, lo sappiamo, criticato e controverso, ma alla fine Kanye West è sempre Kanye West.
Personalmente – mi piace vincere facile – ho adorato Renegades: Born in the USA, il podcast Spotify Original di Barack Obama e Bruce Springsteen. Un confronto schietto su diversi temi – dalle questioni razziali al sogno americano, passando per la musica – tra due pezzi importanti della storia recente d’oltreoceano. Infine, un ascolto lo merita senza dubbio anche CRTFD CLASSICS, il podcast scritto da Marta Blumi Tripodi e narrato nella prima stagione da Dargen D’Amico e nella seconda da Ghemon, che “riscopre” gli album classici certificati del rap e dell’R&B. Ovviamente on demand potete riascoltare tutte le puntate di Soul (R)Evolution di Fabio Negri e la sua crew su Radio Milano International e in quelle di giugno, quando insieme abbiamo celebrato il Black Music Month, trovate anche il vostro fedelissimo.
Una data di quando ripartirà Mookie ancora non c’è, ma sarà nel mese di settembre («Ne riparliamo a settembre», dicono quelli; a proposito: qui trovate i consigli dello scorso anno). Per tutti gli aggiornamenti possiamo restare in contatto su Twitter o su Instagram (più Instagram, credo). E poi, al solito, se Mookie vi piace, fate iscrivere alla newsletter amiche e amici, parenti vicini e lontani, conoscenti, sconosciuti fermati per strada a caso, nonne e nonni.
Per adesso, un enorme grazie da parte mia. A presto, state bene e buone vacanze!