Da dove cominciamo? Non è facile. Ok, facciamo dall’inizio.
È domenica quando mi segnalano un tweet di Kanye West. Questo tweet:
Dunque, Kanye West si candida alla presidenza degli Stati Uniti d’America già nel 2020 e non nel 2024, come sembrava aver deciso in un primo momento. Inoltre, dalla sua ha il pieno sostegno di Elon Musk (chi si somiglia, si piglia). Ma il punto è subito un altro: può farlo davvero? Risposta breve: sì, se si sbriga. Risposta leggermente più complessa: nì, in alcuni Stati è già tardi per presentare la candidatura alla Casa Bianca.
Spiega Massimo Teodori:
Sarà indicativo osservare se i potenziali terzi candidati compiranno in breve tempo le necessarie formalità per essere sulla scheda elettorale del 3 novembre: la registrazione presso la Commissione federale elettorale con la presentazione di una piattaforma politica, e la raccolta di firme negli Stati in cui i termini non sono ancora scaduti.
Passano alcuni giorni e Forbes contatta Kanye West allo scopo di capire progetti, programmi, reali intenzioni. Quella che viene pubblicata è un’intervista delirante. Per rendere l’idea: la parte in cui spiega che vorrebbe trasformare la Casa Bianca in una sorta di Wakanda, il regno di Black Panther, è quella meno delirante di tutte (Bonus, intanto. «Ha davvero senso la candidatura di Kanye alle presidenziali USA?»: nss lo ha chiesto a Francesco Costa).
Sintetizziamo per punti, almeno quelli più significativi.
Kanye West non sostiene più Donald Trump («Con questa intervista mi tolgo il cappello MAGA»). Forse c’entrano le proteste di Black Lives Matter (a cui ha preso parte anche lui, a Chicago) dopo l’uccisione di George Floyd, o forse no. Fatto sta che non gli è andata giù questa cosa che Trump in quei giorni si sia nascosto per un po’ dentro al bunker della White House.
Se la sua candidatura dovesse insidiare Joe Biden e avvantaggiare Trump, comunque ben venga. Che un nero debba votare per forza un democratico è, secondo lui, una forma di razzismo e un esempio di supremazia bianca (si può essere d’accordo con Kanye o meno, sappiamo perché la quasi totalità degli afroamericani voti per il Partito democratico, l’ultimo presidente dem è stato un certo Obama, ma si tratta di una questione politica interessante, che meriterebbe un approfondimento: Biden disse qualcosa del genere in un’intervista radiofonica settimane fa e fu un gran casino).
Kanye afferma di essersi preso il Covid a febbraio. Però è contrario ad un eventuale vaccino: «È il marchio della bestia. Vogliono installarci dei microchip, vogliono fare ogni genere di cose per fare in modo che non superiamo i cancelli del paradiso». Ok.
La campagna di Kanye West non è semplicemente in ritardo: nulla è stato organizzato. C’è il nome del partito, però. Si chiama Birthday Party, perché quando diventerà presidente sarà il compleanno di tutti. Sappiamo che un un misterioso vice è stato già designato ed Elon Musk potrebbe essere il capo del programma spaziale. Non un’idea sull’economia e sulle tasse o sulla politica estera. Solo una grande visione di Dio, che lo guida dalla musica, abbiamo visto di recente, alla voglia di mettersi al servizio dell’America senza alcuna precedente esperienza amministrativa. È contrario all’aborto e alla pena di morte.
Quando a fine 2019 dichiarò la sua intenzione di correre per la presidenza nel 2024, in occasione del Fast Company Innovation Festival di New York, mi sono divertito a immaginare su Off The Benches con quale piattaforma programmatica e con quale schieramento Kanye avrebbe potuto realizzare tutto questo. La mia era una riflessione (semi)seria con lo scopo di evitare di chiederci in futuro, con Kanye e Kim alla Casa Bianca: come diavolo ci sono riusciti?
(Link:https://bit.ly/3gDceu1)
Ora che ha annunciato la sua candidatura già per quest’anno (ad oggi ancora presunta, va detto, per i motivi di cui sopra), devo constatare che quando c’è di mezzo un tipo come lui, dalla personalità che è un mix di egocentrismo e megalomania, la realtà supera di gran lunga l’immaginazione. O al limite: la sua immaginazione supera di gran lunga qualsiasi tentativo di riportare il discorso su un sentiero quantomeno credibile.
Alcuni hanno provato a dare una serie di spiegazioni e a fare pronostici — la suddivisione è tra fan di Kanye West, fan di Donald Trump, fan di Kanye West ma non di Donald Trump — , un gioco dall’esito incerto e a tratti comico. Proviamo a riassumere:
C’è Donald dietro la decisione di Kanye. Lo scopo è distrarre i voti degli afroamericani dal rivale democratico (parole non mie, quasi un virgolettato). Macché, rispondono altri, i voti li toglierà a Trump! (qualche sondaggio, in effetti, sembra indicare che se dovesse togliere consensi a qualcuno è altamente probabile che sarà ai danni del presidente, specie tra gli afroamericani — una percentuale relativamente bassa — propensi a non votare per Biden).
Kanye ha rinnegato Trump, per questo ha deciso di non voler attendere il 2024. Una fonte — raccontano i beninformati — ha fatto sapere che il rapper e produttore ha buttato via tutti i suoi MAGA hat.
Se davvero si candida, vince. Ok.
Questi non sono tempi normali, sul serio potrebbe accadere di tutto. La permanenza di Trump alla Casa Bianca è più che mai in discussione (la pandemia la sta minando profondamente, quando soltanto pochi mesi prima sembrava destinato alla rielezione, ma questo non vuol dire che non possa recuperare terreno nelle prossime settimane), ma Kanye West, nonostante la confusione sua e nostra, non appare un candidato in grado di stupire fino al punto di varcare nel 2021 la soglia dell’edificio più importante d’America.
Con Jesus Is King, il disco uscito a ottobre 2019, Kanye West ha consolidato la sua svolta cristiana — in realtà un processo lungo e duraturo— in un contesto di declino per il cristianesimo negli Stati Uniti, stando al Pew Research Center secondo cui sempre meno persone, complessivamente, si definiscono cristiane. Il fattore religione, durante le presidenziali, è un dettaglio tutt’altro che trascurabile: lo sa George W. Bush che nel 2004 sconfisse John Kerry puntando molto sui valori morali, ma lo sa anche Barack Obama che nel 2008 ebbe non pochi problemi legati ai controversi sermoni del reverendo Wright, sua vecchia guida spirituale a Chicago. Ma per Mr. West il credo è ad oggi l’unica fonte d’ispirazione politica nonché base programmatica: troppo poco, ad essere gentili.
Le ultime informazioni al riguardo sono quelle di TMZ, da prendere con le molle. Secondo il sito, Kanye è nel bel mezzo di un disturbo bipolare, la famiglia sarebbe preoccupata e le sue ultime decisioni deriverebbero proprio da questo episodio. Quale che sia la verità, è la conferma di quanto sia incerta la fase che stiamo attraversando, di come una notizia vera oggi possa essere smentita domani e di quanto velleitarie, per restare al tema della newsletter, siano le ambizioni politiche di Kanye West. Per fortuna, resta un genio della musica.
Però una cosa vale la pena sottolineare. Un consiglio, nel nostro piccolo. Manca ancora qualche mese alle elezioni presidenziali americane 2020 e, soprattutto negli Stati Uniti, siamo nel pieno di una pandemia. Soltanto pochi giorni fa le proteste di Black Lives Matter stavano infiammando il paese (e nel frattempo non sono cessate del tutto) e stavolta potrebbero avere un peso diverso in termini di orientamenti politici. Insomma, sono saltati tutti gli schemi, più di quanti lo stesso Trump contribuì a far saltare appena quattro anni fa (sembra passata una vita). L’andamento positivo o negativo dell’economia potrebbe per la prima volta avere un impatto minore sulle scelte di voto. Biden è attualmente favorito, ma non ha la vittoria in tasca. Trump, di certo, non è ancora sconfitto. Non date peso alle parole di chi si dice convinto che andrà in un modo o nell’altro. Se può essere un esercizio rischioso e un po’ inutile sempre, figurarsi ora. Osservare, studiare, capire: sono le uniche cose che contano, adesso.
Mookie non ama troppo Kanye, ma forse anche Kanye non ama troppo Mookie. Off The Benches, invece, li adora entrambi. La newsletter si ferma per una settimana: voi continuate a spargere il verbo e ricordatelo, all’amichetto del cuore, che c’è quella pubblicazione Medium che parla delle cose che vi piacciono tanto.
Ci leggiamo presto!