Agosto è un mese che riserva sorprese, musicalmente parlando. Non ci si può distrarre nemmeno in vacanza che subito escono brani o dischi che smuovono le coscienze. Certo, il periodo aiuta. Negli Stati Uniti è un anno elettorale e manca poco al voto. Le proteste di maggio e giugno per la morte di George Floyd in realtà non si sono mai arrestate, e adesso si registrano nuovi disordini nel Wisconsin, a Kenosha, dopo che il 23 agosto un 29enne afroamericano, Jacob Blake, colpito alla schiena dalla polizia, è rimasto paralizzato — senza dimenticare il caos di Portland, dove la situazione è incandescente da settimane (e c’è scappato il morto, la scorsa settimana, e altri ancora, in altre città, negli ultimi giorni). Il resto lo conosciamo bene: c’è una pandemia che ci riguarda un po’ tutti, nel mondo.
Perciò è questo il contesto, potete immaginare, in cui abbiamo ascoltato Ultra Black di Nas e Entrepreneur di Pharrell Williams e JAY-Z. Entrambi i pezzi celebrano la blackness, l’importanza del contributo afroamericano alla costruzione degli Stati Uniti. In particolare Entrepreneur — che fa parte di un progetto molto più ampio che ha riguardato proprio Pharrell, firma dell’ultimo numero di Time in un’indagine che rimarca l’importanza dell’imprenditoria afroamericana, spesso sottovalutata se non addirittura ignorata (qualche tempo fa Diddy e JAY-Z avevano in cantiere un’app per promuovere le imprese “black”, qualcuno ne ha più sentito parlare?) — è l’esaltazione della black excellence, l’eccellenza nera sul piano economico, oltre che intellettuale e culturale.
Quanto stiamo osservando oltreoceano è emblematico di una divisione che da sempre attanaglia l’America, sedotta dall’illusione di una società post-razziale soltanto pochi anni fa — fatta eccezione per tutte le volte che si è dovuta risvegliare dal sogno, a Ferguson come a Baltimora — e che ora torna a fare i conti — a Minneapolis come a Portland o a Kenosha — con le distanze mai azzerate e al cospetto di una retorica divenuta più aspra, spinta dalla convinzione che un presunto eccesso di “politicamente corretto” stia minando la libertà di espressione (di chi, con esattezza, non è dato sapere).
Quelli di Pharrell, JAY-Z e Nas sono gli ultimi casi di tentativi di riappropriazione di uno spazio che a ben vedere non è stato mai davvero concesso alle minoranze, considerando i temi che, seppure in maniera diversa da Du Bois a inizio ‘900, confermano la ciclicità degli eventi. E il fatto che nel pieno della campagna elettorale, a due mesi scarsi dal voto, nonostante una pandemia tutt’altro che superata (con le conseguenze che sta provocando di contagio in contagio, dai danni economici agli ostacoli per l’accesso alle cure di altre malattie, talvolta anche più gravi), siano le tensioni razziali l’argomento principale dei candidati, la dice davvero lunga. È una cosa che va molto al di là delle singole vicende, degli episodi violenti o delle cattive condotte della polizia, faccende che a modo loro rappresentano solo la parte visibile di un problema che è tanto più profondo.
La storia degli Stati Uniti è nei fatti “una questione razziale”, una storia di “coabitazione” di diversi gruppi sociali, spesso in competizione o in conflitto. È un argomento non facile, che magari proveremo a sviluppare meglio nel corso delle prossime settimane, naturalmente con l’ausilio della musica hip hop (siate clementi: il 3 novembre è comunque vicino).
Altre faccende di cui si sta parlando in giro
Il 28 agosto è morto Chadwick Boseman, a soli 43 anni. Wakanda perde il suo re T’Challa. Un grandissimo attore, con un impatto culturale notevole sulle nuove generazioni afroamericane.
Joe Budden lascia Spotify, per cui produceva in esclusiva il suo podcast. La piattaforma svedese sostiene di avergli proposto un rinnovo di contratto importante, ma lui afferma (in soldoni) il contrario. Il The Joe Budden Podcast with Rory & Mal ha contribuito non poco in questi anni alla crescita della fruizione di questi formati audio, tanto cari a Daniel Ek. Negli ultimi due episodi, in alcuni passaggi, Joe parla apertamente del divorzio con Spotify. Nel mentre Elliott Wilson di TIDAL se la sta godendo.
Bonus
Nas, in occasione dell’uscita di King’s Disease (disco prodotto da Hit-Boy che per l’appunto contiene Ultra Black e segna il ritorno in una traccia, Full Circle, dei The Firm, con la benedizione di Dr. Dre alla fine), ha curato una playlist bellissima per TIDAL. Niente rap dentro — ci sono Prince, gli Earth, Wind & Fire, Patrice Rushen, Jeff Redd e molti altri —, ma è superlativa. Da avere tra le cose preferite, insomma.
Avremmo voluto sinceramente riprendere dalla musica, ma il periodo è quello che è. Ad ogni modo eccoci, stiamo bene e questa è l’unica cosa che conta. Piano piano riprenderemo i consueti ritmi, nel frattempo fatelo sapere lì fuori: Mookie è tornato!